Si, questa volta la raccomandazione è diversa: prendetevi il tempo di leggere con calma questo articolo perché non è come gli altri. In questo caso non parlerò solo, o comunque in via principale, di un posto, le Filippine. Vi racconterò molto di più, come, ad esempio, culture totalmente diverse possano entrare in perfetta simbiosi e come si possano costruire legami d’amicizia dall’altra parte del mondo.
Il nostro viaggio nelle Filippine è iniziano durante un altro viaggio, quello estivo in America del Sud. Un giorno, infatti, nella quiete di Santiago del Cile, si sono materializzati due biglietti per Manila che chiedevano a gran voce di essere prenotati, nonostante la partenza fosse per la fine di dicembre ed il calendario segnasse ancora agosto. Mai decisione fu più azzeccata di quella di procedere in tal senso.
Quando vi approccerete (e vi consiglio di farlo, perché ne vale davvero la pena) alle Filippine, vedrete che la prima cosa complicata è scegliere dove andare. La nazione, infatti, è frastagliata in una serie di isole tra cui le più conosciute sono Luzon, dove si trova la capitale Manila, e Boracay, salita agli onori delle cronache per le notti mondane e le spiagge dalla sabbia bianca.
In realtà, tuttavia, ci sono un’infinità di altre isole e noi, seguendo un consiglio carpito durante un volo in uno dei tanti viaggi, ci siamo orientati per Palawan, dove El Nido, nella parte nord, è conosciuta (anche se, per fortuna, ancora non così tanto) per le sue lagune e spiagge “segrete”.
Prima di partire abbiamo però preso un’altra decisione importante: El Nido, infatti, è un posto unico per le bellezze naturali ma le infrastrutture non sono ancora molto “turistiche” e, nella maggior parte dei casi, richiedono un po’ di spirito di adattamento. Abbiamo così optano per una soluzione diversa che, a posteriori, possiamo definire assolutamente fantastica: un charter in barca a vela. Trovare l’imbarcazione ideale non è stato semplice ma dopo un po’ di surfing su google, sono entrato in contatto con Paolo, italiano ormai residente nelle Filippine e con un curriculum di viaggi a vela da far impallidire anche gli skipper più esperti, che, unitamente alla sua compagna, April, ci ha ospitato a bordo del suo Grand Soleil 52.
Un’esperienza indimenticabile di cui vi racconterò tra poco. Bagagli chiusi e zaini in spalla siamo partiti da Roma alla volta di Puerto Princesa (che è l’aeroporto principale di Palawan): stop-over di 12 ore a Shangai (ottimo per un veloce giro della città cinese dato che da poco tempo non è più necessario il visto per uscire dall’aeroporto qualora si sia già in possesso di un connection flight), dopodiché tappa a Manila per cambiare aereo e volare a Palawan.
Appena arrivati a Puerto Princesa si ha subito la sensazione che l’esperienza sarà di quelle indimenticabili: l’aeroporto, infatti, è molto piccolo e l’aereo atterra su una lingua di terra che si protrae verso gli atolli circostanti. All’uscita c’è una banda che suona ed accoglie i turisti con tutti gli onori del caso, mentre i tricicli tipici dell’isola offrono passaggi per il centro della città, che dista circa 1 km.
Non ci siamo fermati a Puerto Princesa ma abbiamo proseguito, con un van dell’hotel, alla volta della spiaggia di Sabang, presso lo Sheridan Resort. La scelta non è stata casuale visto che in quella zona c’è un’attrazione (recentemente entrata a far parte delle sette meraviglie del mondo moderno) da non perdere assolutamente: l’underground river, un fiume sotterraneo che si snoda sotto la montagna sovrastante. Si visita in piccole barchette che entrano nell’oscurità della caverna, in un religioso silenzio volto a preservare le biodiversità li presenti.
Dopo la nostra esperienza “mistica” ed un po’ di relax nel resort (che, dobbiamo dire, è una delle poche strutture di un certo livello, soprattutto in quella parte dell’isola) ci siamo trasferiti a El Nido, dove ci attendevano Paolo ed April. Il viaggio da Sabang a El Nido, nonostante si trattasse solo di 150 km, è stato di circa 6 ore, perché le strade non sono esattamente come ce le immaginiamo…
Arrivati a El Nido è iniziata la parte davvero indimenticabile della nostra esperienza: Paolo ed April sono due padroni di “casa”, o meglio di barca, eccezionali. Si sono presi cura di noi, coccolandoci in ogni maniera possibile. Con loro, abbiamo girato l’arcipelago di El Nido, alla scoperta di lagune misteriose, spiagge nascoste, posti e passaggi segreti, facendo snorkeling su reef di coralli incredibili, fotografando stelle marine e pesci tropicali, incontrando e parlando con pescatori locali, assistendo ad albe e tramonti impressionanti. Tutto è nato per caso ma, quando siamo scesi dallo scafo per volare a Manila, l’abbiamo fatto con un magone in gola per due motivi: stavamo lasciando El Nido ma, soprattutto, salutavamo due persone che ormai consideravamo (e consideriamo) due grandi amici. Ci sono emozioni, sentimenti, situazioni che le parole non possono esprimere, e, per tutto questo, lascio spazio alle foto ed alla vostra immaginazione…
Da El Nido siamo poi tornati a Manila. L’aeroporto di El Nido non è un vero e proprio aeroporto ma una pista di atterraggio da dove partono esclusivamente i voli della compagnia Air Swift. Anche questa è un’esperienza che vi consigliamo di fare.
Manila è molto diversa dal resto delle Filippine. E’ la capitale, incasinata al punto che è facile restare ingurgitati del traffico per ore, ma comunque con un suo fascino. La parte chiamata “Intramuros”, ovvero la parte di Manila Vecchia, merita assolutamente una visita.
Abbiamo lasciato le Filippine con dispiacere, perché ci siamo divertiti e rilassati ma soprattutto abbiamo vissuto esperienze uniche che, se non altro, hanno reso meno amaro il nostro ritorno nella morsa del freddo italiano. Alla fine crediamo che non sia una vacanza per tutti, non per quelli che cercano solo comfort o bagordi a tutti i costi, ma se avete voglia di qualcosa di straordinario, se siete pronti ad adattarvi, se siete capaci di immedesimarvi con la realtà del posto, beh, allora non abbiate dubbi: Palawan è la meta che fa per voi!!
(Testo e foto di Sabino Sernia)