Dopo aver viaggiato freneticamente per molte mete “canoniche” del mondo, dove è praticamente impossibile non mischiarsi al grande numero di turisti che vi accorrono, ho iniziato a sviluppare la voglia (ma anche un po’ la necessità) di visitare quei posti di cui si sa poco perché in pochi ci vanno, quei luoghi che conservano ancora un po’ di magia e mistero, perché non sono costantemente sotto la luce dei riflettori, quelle nazioni che non rappresentano la prima scelta dei turisti di massa, probabilmente perché hanno la capacità di attrarre solo chi ama davvero viaggiare e scoprire e non cerca necessariamente il divertimento sfrenato, commerciale e di massa…l’Islanda.
L’Islanda mi ha da sempre affascinato, sia per quel poco che avevo avuto modo di leggere a riguardo, sia per la posizione geografica, così al nord, tra l’Europa e l’America, quasi dimenticata da entrambi i continenti o, forse, anello di congiunzione degli stessi. E, a rendere l’esperienza ancora più interessante ed unica, ho avuto un compagno di viaggio di quelli “top”, con cui non c’e’ un problema di affiatamento non fosse altro che perché in lui scorre lo stesso sangue mio: mio padre!
Come tutti, o quasi, i miei viaggi di medio-lungo raggio, la partenza è stata da Fiumicino: stop&go in Germania con Eurowings e, dopo poco più di 5 ore di volo (scalo di un’ora a Francoforte a parte), ecco l’Islanda al nostro cospetto. Bene, l’idea che si ha appena arrivati è quella di essere in un posto effettivamente diverso dagli altri: l’aeroporto di Keflavik, a circa 60 km da Reykyavik, è indicato come scalo internazionale ma, in realtà, per le dimensioni, è poco più di un aeroporto nazionale e, all’arrivo, nonostante il periodo fosse praticamente estivo, c’era ad accoglierci una nebbia degna delle più fitte notti padane.
Senza scoraggiarci, abbiamo recuperato l’auto che avevamo già prenotato dall’Italia (e che vi consiglio di riservare per due ragioni: non ce ne sono tantissime in loco ed avere l’auto è essenziale in Islanda) e, dopo esser stati catechizzati dall’addetta alla consegna circa le regole stradali locali (evidentemente non aveva letto le nostre origini napoletane :-p ), in poco più di mezz’ora siamo arrivati a Reykyavik, giusto in tempo per andare a dormire visto che erano circa le ore 3.00 del mattino. A tal proposito, la prima nota buffa che si è ripetuta anche per i giorni seguenti: durante il periodo estivo, di fatto il sole non tramonta mai….erano le 3.00 di notte ma sembravano le 10.00 del mattino….
L’Islanda è un posto unico: in tutta l’isola vivono circa 300.000 persone e di queste ben 200.000 sono concentrate nella capitale che, tuttavia, è poco più di un paesone di provincia italiano: una sola strada principale, case principalmente ad un piano molto colorate, una cattedrale che sovrasta il centro con il suo campanile e poco altro….poco altro in città, perché in tutta l’isola quello che è veramente strabiliante è la natura. Non meravigliatevi, però, se sulla cartina trovate l’indicazione di un paese ed al vostro arrivo, in realtà , scoprite esserci solo una decina di case…l’Islanda è anche questa….
C’è un itinerario che è assolutamente imperdibile e che è facilmente percorribile in una sola giornata: il Golden Circle. In pratica, questo percorso anulare riesce, nell’arco di 12-14 ore, a fornire uno spaccato dell’isola e di tutte le sue bellezze naturali. La nostra prima tappa, ad esempio, è stata il celeberrimo Gayser che, per chi non lo sapesse, è il famoso getto d’acqua proveniente dal sottosuolo. A prima mattina lo spettacolo è garantito ed amplificato dal fatto che i pulman turistici ancora non invadono l’area. Lo spruzzo c’è in maniera piuttosto regolare ogni 5-7 minuti ed è uno dei fenomeni naturali più suggestivi da vivere. A pochi chilometri di distanza, ci sono le Cascate di Gullfoss (letteralemente, “Le Cascate d’oro) che hanno una portata davvero imponente ed offrono una vista davvero interessante. Tutta l’area del Golden Circle, nonché i dintorni di Reykyavik, presentano una copiosa offerta di acque solfuree e termali naturali: abbiate cura di avere sempre un costume ed un telo con voi. Qualsiasi momento potrebbe essere quello buono per fermarsi e rilassarsi: dopo tutto è la cosa che gli islandesi amano fare!
Una zona caratteristica è quella dove si incontrano il continente americano e quello europeo. Qui è visibile la faglia creata dalle due placche continentali.
Un’altra attrazione da non perdere è il whales watching: si parte con le navi o con i gommoni e si va a largo dove è possibile effettivamente incontrare i cetacei più grandi del pianeta. Vi assicuro che veder sbucare una balena da sotto la nave è davvero emozionante, senza considerare il nuoto divertito di numerosi delfini che sono presenti in zona. Ancora, per gli amanti degli animali ci sono i puffins, una specie di uccelli che, per certi tratti, ricordano i pinguini.
Ma soprattutto, prima di partire, bisogna fare un salto alla Blue Lagoon: è, di sicuro, la parte più commerciale dell’isola, quindi il consiglio è di prenotare in anticipo altrimenti si corre il rischio di non trovare posto. La Blue Lagoon è una zona termale dove l’acqua, a causa dello zolfo, abbondante in quella zona, è di colore praticamente azzurro e, mischiandosi ai fumi che ne fuoriescono, crea un paesaggio davvero suggestivo.
L’Islanda, per noi, oltre al piacere di passare qualche giorno insieme come ai vecchi tempi, è stata questa. Non ci siamo addentrati all’interno dell’isola o sull’altra parte, perché non avevamo molti giorni a disposizione. Abbiamo, tuttavia, avuto la sensazione che lo spettacolo fosse o potesse essere simile, visto che la natura la fa da padrona. Certo, le colonne di vapore acqueo che spuntano qua e la hanno reso il nostro vagare per l’isola ancora più divertente, regalandoci immagini davvero indelebili. E quanto agli islandesi: beh, che dire, sono un popolo disponibile, simpatico ma un po’ chiuso; sono recentemente usciti da una crisi che li ha messi in ginocchio ma hanno avuto la forza di ripartire. Sono diversi da noi, ma come potrebbe essere altrimenti?
L’Islanda non è un viaggio per tutti: bisogna dimenticare quel desiderio di divertimento sfrenato ed andare alla ricerca di qualcosa di più autentico, del contatto con la natura. Qui non si viene per fare tardi la notte (visto che la notte peraltro non c’è :-p ) ma per ammirare quel qualcosa che troppo spesso dalle nostre parti sacrifichiamo in nome del Dio Denaro.
Per chi sa apprezzarla, però, l’Islanda rappresenta una meta irrinunciabile: la chiamano la Terra dei Ghiacci, perché ci sono zone dove i ghiacciai sono presenti tutto l’anno, ma in tutto questo freddo, il calore ed il benvenuto che la terra sa dare vale la pena del viaggio.
(Testo e foto di Sabino Sernia)