Un anno fa, il 22 febbraio 2020, era sabato.

Un anno fa, il 22 febbraio 2020, era sabato. Noi eravamo partiti da Roma con l’idea di trascorrere un weekend lungo in Lombardia, dove vive il fratello di Corrado. Siamo arrivati il venerdì sera, sabato abbiamo trascorso una splendida giornata sul Lago di Iseo, la domenica saremmo dovuti andare a Bergamo ed il lunedì rientrare con sosta a Mantova.

Tutto organizzato.

Pochi giorni prima della nostra partenza si rilevano i primi casi di coronavirus in Italia, a Codogno, proprio nella Lombardia meta del nostro viaggio.
Decidiamo di partire lo stesso perché dai, che sarà mai?
I media parlano di una influenza, in fondo la sanità italiana è buona, sicuramente sarà una cosa di passaggio.

Il sabato il Lago di Iseo ci sembra il luogo più bello del mondo. Ma siamo inquieti, ci puliamo spesso le mani, stiamo attenti a cosa tocca F. (M. ha 4 mesi, è facile da isolare).

Trascorriamo una bella giornata ma tutto intorno non si fa altro che parlare del virus: come è arrivato in Italia? Come si diffonde?

Ancora non ne sapevamo nulla.

La notte in hotel mi alzo per tirarmi il latte (è cosi che ho nutrito mia figlia per 5 mesi). Mi chiudo in bagno e nel frattempo leggo le notizie.

I casi aumentano. Qualcuno inizia a morire. Altri finiscono in terapia intensiva.

Si parla di epidemia.

Io ho paura. Sento che qualcosa non va. Voglio tornare a casa.

Sveglio Corrado, lo aggiorno e gli dico di annullare tutto e rientrare a Roma.

Se ci succede qualcosa voglio essere a casa mia.

Il giorno dopo torniamo a Roma. Abbiamo trascorso uno dei weekend di viaggio più assurdi della mia vita.

A Roma per qualche giorno la vita sembra essere normale.

Poi i primi casi. Chiudono le scuole.

Inizia il primo lockdown.

Mai sentito questo termine prima d’ora.

Dicono durerà 15 giorni. Ed io ci credo. Mi chiudo in casa e aspetto.  I primi giorni sono duri ma poi ricaviamo una nostra routine. Io sono in maternità e posso stare con i miei figli.

I giorni diventano 20. Poi un mese, poi due…

A maggio sembra che piano piano la vita possa riprendere. Con tutte le precauzioni, non possiamo abbracciare nessuno, ma almeno respiriamo aria aperta.

Arriva l’estate, il mare, il sole, le vacanze… stiamo attenti a tutto ma sembra stia finendo tutto.

Poi di nuovo a Roma. Riaprono le scuole, tra mille difficoltà.

Oramai è pandemia.

Abbiamo 1000 divieti. La normalità è un ricordo lontano.

Ci è stato rubato un anno.

Un intero anno di vita che non tornerà.

E stiamo bene, per fortuna, abbiamo serenità, amore e salute. Siamo felici, nonostante tutto.

Ma… non vediamo le famiglie da mesi. Non viaggiamo. Non abbracciamo gli amici.

Ci atteniamo alle regole e speriamo.

Che tutto finisca. E che si torni alla vita.

Che le famiglie possano riunirsi.

Che si possa volare verso mete lontane e progettare in serenità mille viaggi.

Che si possa tornare a stringerci tutti.

E che i miei figli possano passeggiare sulle sponde del lago di Iseo senza nessuna preoccupazione se non quella di divertirsi a più non posso.

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