E come una valigia vecchia, aspetto di esser rispolverata e di ripartire alla scoperta del mondo.
Avete mai dovuto annullare un viaggio? Vi è mai capitato di aver organizzato ogni cosa, di aver prenotato tutto, di aver programmato ogni piccolo dettaglio e, sopratutto, di aver sognato per mesi una destinazione, spulciando guide, articoli di viaggio, migliaia e migliaia di foto e poi, di colpo, veder sfumare ogni cosa?
Come vi siete sentiti?
A me era già capitato in passato, quando ho scoperto di avere dentro di me una piccola vita che cresceva e che aveva bisogno di riposo… Ma, in casi come quello, il motivo della rinuncia è così meraviglioso, che tutto il resto passa inosservato.
Oggi invece…non lo so neanche come mi sento… delusa per un weekend che doveva essere bellissimo, proprio in quella Lombardia che ora sembra così lontana…e che invece non ha fatto altro che portarci stress, nervosismo e tristezza.
Delusa per i viaggi imminenti che non faremo. Delusa per quel senso di impotenza e di velata paura che si legge un po’ ovunque in giro, forse qui a Roma meno di altri luoghi, ma si, in fondo anche qui ogni discorso sentito sbadatamente per strada parla di questo…
Stanca. Triste. Non so quali altri stati d’animo aggiungere. Perchè sul serio neanche io so bene cosa provo in questo momento.
Ansia. Quella si. E non solo per la possibilità di contrarre una malattia sconosciuta. Ma ansia di dover stare per forza ferma, proprio io che ferma non so stare mai. E questa immobilità mi soffoca. A volte, se mi fermo a pensare, mi manca proprio il respiro.
Ma allora perché non partire? Non ho nessun vero divieto. Eppure non me la sento e non lo farò (come, secondo me non dovremmo farlo tutti!).
Ripeto, non tanto per paura di ammalarmi io, e neanche per paura che succeda ai miei figli. In fondo sono e siamo fisicamente piuttosto sani e forti… anche se, preservare la loro salute è uno dei miei primi pensieri.
Però sono bloccata. Da una parte per un senso civico che mi impone di evitare di diffondere il virus, per quanto mi sia possibile, cercando di proteggere chi è meno fortunato e ha già problemi di salute più o meno gravi. Dall’altra, in modo molto più egoistico, mi prefiguro momenti di ipotetico panico da tosse…con quarantene forzate in giro per il mondo e due bimbi piccoli a cui badare… e, a dirla tutta, se proprio mi dovessi ammalare, preferirei farlo qui, a casa mia…
Ed è per lo stesso motivo che non vedrò la mia famiglia lontana. Come chiedere loro di affrontare in questi giorni un viaggio in treno? Meglio non rischiare, sopratutto per i nostri anziani genitori…
E dunque aspetto. Che il momento passi. Che quest’anno ci porti finalmente qualcosa di buono. E nell’attesa, per non soffocare, gioco coi miei figli, passeggio tanto, tantissimo… Riscopro piccoli angoli di Roma e questa mia grande passione per il camminare. Con la piccola M. al seguito percorro chilometri a passo svelto, senza fermarmi, senza pensare.
Non riesco a sognare viaggi futuri. E’ un mio limite, lo ammetto. Ma da una decina di giorni sono come spenta. Mi sento un po’ così. E mi rendo conto di essere esagerata e a volte anche ridicola. Capisco bene il calo di visite che i blog di viaggi stanno subendo, perché io per prima non sto cercando e non sto leggendo nulla.
So che di problemi veri ne è pieno il mondo. So bene che non viaggiare per 1, 2, 6 (quanti saranno???) mesi non distruggerà la mia vita. Eppure.
Eppure mi sento così. Come una valigia vecchia che vorrebbe partire di nuovo ma non sa se riuscirà a farlo. Mi sento così. E’ inutile, lo so. Ma non posso farne a meno.
Aspettiamo che passi. Dedichiamoci ad altro. Respiriamo a pieni polmoni. Scaldiamoci al sole.
Aspettiamo e speriamo.
Bellissimo articolo, rispecchia quello che provo anch’io, un senso di amarezza e tristezza, mischiati ad angoscia, il sentirsi imprigionati e la consapevolezza che è giusto fare così, per il bene di tutti.