E’ da quasi un anno che “corteggio” questo ristorante. Me ne avevano parlato in ufficio e avevo letto qua e là delle ottime recensioni, tra le quali spiccava la prospettiva di una Stella Michelin, che in effetti è arrivata. Un paio di settimane fa, infatti, cuiriosando in rete tra i miei siti preferiti, scopro che l’assegnazione delle stelle per il 2015 è avvenuta. Mi avventuro così nella lettura dell’elenco dei locali, e come previsto, Stazione di Posta è ora nell’elenco dei ristoranti stellati Michelin! Un motivo in più per provarlo!
Tra l’altro è praticamente dietro casa mia, quindi davvero non ho più scuse.
Il locale si trova nell’ex mattatoio di Testaccio (Roma), in una zona che recentemente è stata completamente rivalorizzata con la presenza del nuovo MACRO e l’organizzazione di Eutropia, una manifestazione che ha colorato la zona di musica e persone per tutta l’estate.
In realtà, proprio quest’estate, in occasione di un concerto, c’ero anche passata davanti, ma, sinceramente in un posto del genere, un pò “giovane” e rivalutato da poco, non ti aspetti una chicca come Stazione di Posta.
Quando non sono previste manifestazioni e feste di vario tipo, davanti al locale, è presente anche un comodo parcheggio (altra cosa che in una zona come Testaccio, piena zeppa di pub, discoteche e ristoranti, proprio non ti aspetti).
Il ristorante sembra ricavato da una veranda, dove sono state lasciate intatte le vecchie travi del mattatoio ed è tutto circondato da enormi vetrate, che lo rendono luminoso ed accogliente.
Appena entrati ci hanno fatto accomodare nella zona bar, dove abbiamo consumato un ottimo aperitivo, seduti su delle poltroncine ricavate da sellini di biciclette, tanto belle e particolari quanto scomode, a dire il vero!
Terminato l’aperitivo ci hanno accompagnati al tavolo, dove siamo stati accolti da una amuse bouche davvero divertente: nell’ordine in cui le ho mangiate, una spuma di carbonara (comprensiva di pasta) servita nel guscio d’uovo, coni al sapore di amatriciana, pastina al brodo servita in una sorta di provetta e un cubetto di tartare farcito con crema al formaggio. Di tutti gli assaggi, solo la pastina era a mio gusto poco saporita, ma l’idea è piuttosto originale. Ovviamente pane e grissini fatti in casa.
Accompagniamo il pasto con un Fiano di Avellino 2010 di Guido Marsella, che a me non è piaciuto particolarmente, l’ho trovato un pò amaro, ma io di vino non ne capisco molto, mentre ai miei compagni di tavolo, che sono decisamente più esperti di me, è piaciuto parecchio.
Ovviamente scegliamo il menu degustazione da 7 portate (al quale apportiamo solo una modifica). Vogliamo assaggiare quanti più piatti possibile dello chef Marco Martini.
Il menu inizia con Merluzzo, patanegra e arancia amara: il pesce, sapientemente fritto nel grasso del patanegra, è adagiato su una salsa agrumata e ricoperto da una spuma di cavolo viola: piatto buono e dai sapori ben bilanciati.
Si prosegue con il piatto che abbiamo richiesto noi in sostituzione alle spuntature di maiale, ossia Taleggio, castagne, fieno e nocciole: dai ravioli ripieni al formaggio serviti su una salsa al sapor di fieno con una crema di castagne e dei croccanti alla nocciola. Anche questo piatto è promosso. E, a detta della mia amica sommelier, il vino scelto esalta di molto il sapore di castagna.
Il terzo piatto è un omaggio alla trazionale “pizza&mortazza” romana, rivisitato in un Tortello, mortadella, piazza bianca e pistacchi: i tortellini, ripieni di spuma di mortadella, ci vengono serviti accompagnati ad un brodo che ricorda molto il gusto della farina e della pizza bianca. La spuma ti esplode in bocca ad ogni morso e si amalgama con la croccantezza del tortello e dei pistacchi. Buono.
Continuiamo con un Rigatone mare e monti: la pasta è cotta in un brodo di frutti di mare e ne mantiene forte il sapore, ed è accompagnata da una salsa alla mozzarella e da fettine sottili di chorizo spagnolo. Forse il piatto migliore, anche se la scelta è difficile.
Come secondo è previsto Trota, scalogno, broccoli e calamari: il filetto di trota è accompagnato dai broccoli in due varianti, purea e cous cous, servito con un drink ai calamari fritti, ossia un bicchierino di brodo tiepido al sapore di frittura di pesce. Onestamente è l’unica cosa che non mi è piaciuta di tutta la cena, mentre il secondo in se è piuttosto buono.
Terminato il pasto ci viene servita la Piccola pasticceria, composta da un bonsai a cui sono appesi (tipo frutti) alcuni biscottini e meringhe al lampone, dei mikado fatti in casa con cioccolato e granella di nocciole, un barattolo pieno di piccole e colorate caramelline in cui, stile vaso di fiori, sono infilati dei bastoncini con Mashmallow e con gelato alle more ricoperto di cioccolato, ed un cucchiaino con una sorpresa di lamponi (va mangiato tutto in un boccone, perchè la sottile pellicola che lo ricopre ti esplode letteralmente in bocca liberando l’interno cremoso che ricorda un pò il sapore dei fruttoli che mangiavamo da bambini).
A tutto questo va aggiundo il dolce vero e proprio, l’ultima portata, Cocco, ananas e tequila: il gelato al cocco viene servito nella stessa mezza noce con pezzetti di cocco e gocce di crema alla tequila. Unendo i vari ingrediente, il gusto ricorda vagamente quello della pina colada. Un ottimo modo per terminare una cena davvero piacevole con piatti non scontati e divertenti.
Il costo del menu degustazione che abbiamo scelto è di 75 € (ma esistono anche menu a prezzi più bassi), a cui, nel nostro caso va aggiunto il vino e l’aperitivo. In totale abbiamo speso 95 € a testa. Ben ripagati.
L’esperienza in se è piacevole, i camerieri sono eleganti, competenti e gentili. Lo chef, a fine pasto, ci raggiunge al tavolo per salutarci e avere da noi un riscontro sulla cena. Gli facciamo i complimenti e lui ci racconta di aver lavorato a Londra, per chef importanti ed in ristoranti di un certo livello.
Sicuramente un posto in cui tornare. E di certo, una stella meritata.
Per completezza di informazioni:
Stazione di Posta
Largo Dino Frisullo (Testaccio), Roma
tel. 065743548
mail info@stazionediposta.eu