Far colazione su un tavolino di legno appoggiato ad una finestra, col rumore del fiume impetuoso che scorre a pochi metri dalla nostra baita, davvero non ha prezzo.
Oggi c’è il sole ma il freddo è intenso. Ci fermiamo spesso per fotografare il paesaggio che è leggermente differente dai fiordi a cui eravamo abituati: andando verso il centro della Norvegia l’acqua non manca comunque, ci sono fiumi e piccoli laghi, ma la vegetazione è più brulla, con piccole colline ricoperte da erba bassa di un colore quasi giallastro e molte pecore e mucche al pascolo (ne fotografiamo tantissime, anche da vicino).
La prima vera sosta la facciamo a Ringebu, per visitare la Stavkirke che ha la particolarità, rispetto alle altre visitate finora, di avere gli interni in legno decorati e colorati.
Tappa successiva della giornata è Hamar, attratti dalla presenza del lago più grande della Norvegia. Di colpo passiamo dal freddo gelido ad un caldo afoso (che ci costringe a cambiar di corsa il nostro abbigliamento – in macchina 😀 ). Il paese è davvero molto carino, si respira aria d’estate tra le vie del centro, rigorosamente pedonali, e la spiaggia, dove molti, sopratutto bambini, stanno facendo il bagno e prendendo il sole.
Scopriamo che a poca distanza dal centro sono conservati i resti di una Chiesa Romanica e di un villaggio, in un bel parco pieno di verde, dove la gente passeggia e fa i picnic. La Chiesa è conservata in una enorme teca di vetro e ci fermiamo a pensare come nell’Europa del Nord riescano a dare valore ad ogni loro patrimonio, piccolo o grande che sia. La loro vocazione per il turismo e la rivalutazione territoriale è da ammirare.
Nel pomeriggio raggiungiamo Oslo, la capitale della Norvegia, che ci ospiterà per due notti. Lasciamo la macchina sotto casa, un appartamento piccolo ma ben diviso, prenotato tramite Airbnb, e andiamo, a piedi (sono poche centinaia di metri) a visitare il Parco Vigeland, la cui caratteristica è la presenza di centinaia di statue stranissime, realizzate da Adolf Gustav Vigeland, dedicate all’uomo, alla condizione umana e alle sue relazioni interpersonali. Ce ne innamoriamo follemente. La statua più famosa, quella di un bambino adirato, è uno dei simboli della città. Peccato non poter visitare il museo, ma è solo un motivo in più per tornare ad Oslo.
Dal parco, con un autobus, raggiungiamo il quartiere di Aker Brigge: il porto è stato trasformato in una zona commerciale, piena di locali e con case che, almeno a vederle da fuori, sembrano eleganti e lussuose. Tra i canali sono disposte tante panchine dalle forme più varie e molte sculture contemporanee. Il tutto condito da una vista sul fiordo davvero invidiabile. Passeggiamo tra le vie e ceniamo ad una paninoteca scelta un po’ a caso tra i tanti locali che ci circondano. Dopo cena, sopratutto a causa del vento freddissimo che si è alzato, decidiamo di tornare subito a casa, prendendo un tram che ci lascia davvero a due passi dal nostro alloggio. Anche qui come a Bergen, i mezzi pubblici sono puliti, efficienti e sempre in orario!
La nostra prima impressione su Oslo è molto positiva, nonostante le forti critiche lette in rete o ascoltate da amici e conoscenti che ci sconsigliavano di trascorrerci non più di mezza giornata, raccontando di una città brutta e senza da nulla da fare/vedere; nulla di più sbagliato, almeno secondo il nostro giudizio, e il giorno seguente ne sarà la conferma definitiva.
#EstateAlFresco: giorno 9. Abbiamo percorso 420 km.
– Torna al link con le varie tappe del viaggio –
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