la casa dei nonni

Quando la casa dei nonni si chiude

Ho letto il brano che segue su facebook, scorrendo la mia bacheca senza nessuna intenzione particolare. Mi ha colpito tantissimo, ho sentito profondamente mie queste frasi: la lontananza dalla mia famiglia di origine si fa sentire, ora più che mai. E mi manca tanto mia nonna. Non solo lei. Mi mancano tutti i miei cari che non sono più qui con me. Mi manca la gioia e la spensieratezza dell’infanzia…e la sensazione di semplicità della casa dei nonni…

 

Sono stata imbrogliata sulla sua effettiva origine. Il brano mi è stato proposto da una signora come se fosse un suo scritto. Il perché è una cosa che non riesco a comprendere: come si fa a dire di aver scritto una cosa che si è copiata dal web? E a quale scopo? Detto questo, per fortuna ho appreso la verità e posso modificarne l’attribuzione. Il merito è tutto delle scrittore Antonio Cotardo.

“Uno dei momenti più tristi della nostra vita è quando la porta della casa dei nonni si chiude per sempre. Una volta chiusa quella porta non ci saranno più i pomeriggi felici con zii, cugini, nipoti, genitori fratelli e sorelle. Ve lo ricordate? Non era necessario andare al ristorante la domenica. Si andava a casa dei nonni. A Natale la nonna bucava l’ozono con le sue fritture mentre il nonno si dedicava all’arrosto facendo puntualmente bruciare la canna fumaria. La tavola era lunghissima e veniva apparecchiata nella stanza più grande. Adesso la casa è chiusa ed è rimasta soltanto la polvere. Un cartello vendesi. Nessuno la vuole quella casa. È vecchia. Va ristrutturata. Costa troppo. Cazzo ne sapete di quanto vale la casa dei nonni. La casa dei nonni non ha un valore. E così passano gli anni. Non ci sono più regali da scartare. Frittate da mangiare. Verdure da pulire. Quando la casa dei nonni si chiude ci ritroviamo adulti senza capire quando abbiamo smesso di essere bambini. Certo per i nonni saremo sempre piccoli e indifesi. Sempre. I nonni avevano sempre il caffè pronto. La pasta. Il vino. Le caramelle. Poi finisce tutto. Non ci sono più le canzoni. Non si fa più la pasta fatta in casa. La nonna non friggerà più le patatine e io non potrò più rubarle di nascosto dal forno. Siete andati via troppo presto porca miseria. Io volevo fare la salsa ancora una volta. Il mirto. Le chiacchiere. E il liquore all’alloro. Io volevo ancora accatastare la legna con te nonno, anzi grazie per avermelo insegnato. E grazie per gli insegnamenti sulla vita. E sulla campagna. E sul giardinaggio. Ora quando passo guardo quella casa e mi viene sempre l’abitudine di parcheggiare. E di buttare giù il campanello. E di sentire la nonna gridare che porco giuda non sono modi quelli. Scusa nonna. Non suonerò più il campanello. Al massimo quando mi capiterà di pensarvi di nuovo, come ora, canterò una canzone. Quella preferita dal nonno. Un amore così grande.”
Un nipote. ❤

Foto Pixabay

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