"I Fari d'Europa". Le emozioni dopo il viaggio.

“I Fari d’Europa”. Le emozioni dopo il viaggio.

A metà agosto vi avevo esortato a seguire il viaggio di 3 ragazze che, tramite un bando di Fuori Rotta, avevano intrapreso una avventura attraverso alcuni fari della costa europea.
Ora, a dopo quasi un mese dal loro rientro in Italia, le ho intervistate per voi, per scoprire direttamente da loro cosa hanno provato e sopratutto imparato da questa loro esperienza.

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Ecco le risposte di Wirginia ed Elisabetta!

1. Come nasce l’idea di questo viaggio e perchè avete deciso di partecipare al bando di Fuori Rotta?

E. L’idea nasce da Wirginia che io non conoscevo minimamente prima di intraprendere questa meravigliosa avventura. Provo a spiegarvi com’è andata dal mio punto di vista: mi avevano segnalato il bando fuori rotta ed io a mia volta avevo cercato di coinvolgere Alice (la terza ragazza che si è unita a noi l’ultima settimana) che conoscevo già da tempo e sapevo essere un’amante, come me, di viaggi. Alice aveva ricevuto lo stesso bando da Wirginia e così ha pensato di creare un trio mettendoci in contatto. Wirginia ha poi proposto l’idea dei Fari che abbiamo subito appoggiato e ognuna di noi ha poi contribuito alla stesura del progetto finale selezionato da Fuori Rotta.

W. L’idea nasce per caso, navigando su internet. Ho pensato, “ho già trent’anni è l’ultimo campanello!”. Cosi ho contatto Alice, perché oltre a essere molto professionale e intuitiva, con lei la vita si trasforma sempre in un film ( spesso comico). Io ed Eli non ci conoscevamo allora. E’ stata Alice a metterci n contatto. L’ idea dei Fari nasce poi da una combinazione di nostalgia di Portogallo e dalla situazione attuale dei confini marittimi del Mediterraneo. Guardando il solito telegiornale, mi sono chiesta come si vive “dall’altra parte del mare, senza i soliti barconi e la tragedia umana che ti bussa quotidianamente alle porte? Se il mare po’ avere un’altra dimensione? Da li è nata l’idea dei Fari.

2. Cosa provate ripensando all’avventura finita da poco?

E. Provo tanta, tanta, felicità e soprattutto conservo forte l’emozione provata nel vedere posti incredibili, in cui davvero il tempo sembra essersi fermato per sempre e la forza e la bellezza della natura sono talmente imponenti da lasciarti senza fiato, senza nulla. Delle volte è come se fossimo denudati completamente dall’esterno per ritrovare quella curiosità e quella felicità infantile tipica di chi osserva le cose per la prima volta nella sua vita. Ecco, io durante questo viaggio sono ritornata piccola ed ho osservato, ascoltato, assaporato tutto come se fosse la mia prima volta, una ri-nascita nel vero senso della parola.

W. Penso che sia stata molto più di un’avventura, è stata una lezione di vita, da cui sono uscita più libera e consapevole. Conoscere così tante persone diverse, fuori dalle solite convenzioni e paure quotidiane, mi ha aperto gli occhi.

3. Quale è stata l’emozione più forte?

E. Credo che non si possa parlare di un’emozione, ma delle emozioni che sono state tante e varie. Vedere dall’alto di una roccia l’oceano e nulla più, osservare tramonti in cui il sole si fa piccolo piccolo e sembra toccarti sempre di più, percepire la potenza dell’urto delle onde sulle strutture dei fari, camminare svariati km fino ad arrivare alla punta delle Isole Cies, o a Cabo De Roca, rimanere in piedi su una tavola da Surf e sentire la spinta dell’onda che arriva da dietro e che ti porta a riva, ritrovarsi di notte a fumare una sigaretta con una perfetta sconosciuta austriaca con cui poi, scopri di avere in comune il tuo essere profondo…ecco queste sono solo alcune delle emozioni provate che purtroppo sono difficili da riportare su carta. Sono emozioni acute, che partono dal basso e che senti salire su e darti un’energia enorme. Sono emozioni totalmente viscerali che ti stringono lo stomaco e arrivano direttamente all’anima e al cuore.

W. L’emozione più forte è stata surfare di nuovo, andando oltre alle proprie paure. La seconda è stata quella di viaggiare in macchina per tutto Alentejo. Vedere il tramonto del sole che sembra che bruci i campi, svegliarsi con l’ Oceano che barbuglia fuori della finestra, sapere che abbiamo una meta, ma il resto è tutto un caso. Si quella è stata un’emozione irripetibile.

4. E quale invece la paura o la delusione più grande?

E. Delusioni sinceramente non ne ho avute. Paura forse si, solo all’inizio. Mi preoccupava un po’ l’idea di partire con una sconosciuta. Alice, per lavoro, poteva raggiungerci solo verso la fine e quindi il mio viaggio è iniziato con Wirginia che avevo conosciuto solo tramite chat. Confesso però che già dopo la prima sera la mia paura è passata e ho capito, che ci saremmo intese alla perfezione perché in un certo senso l’una andava a compensare quello che mancava all’altra.

W. L’unica delusione iniziale è stato il freddo della Galizia, un freddo umido che ci ha accompagnato nella settimana di ferragosto. Paure… no. Sono partita con una sana incoscienza.

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5. Descrivete il vostro viaggio con 2 parole a testa.

E. Oddio è difficile!!! Ci provo! Infinito (perché appunto certi posti, mi ripeto, sembrano essere estranei al trascorrere del tempo e per questo eterni ed infiniti come le opere d’arte in un certo senso) e puro (perché ci siamo spogliate completamente per questo prima facevo riferimento al fatto di essere tornata “bambina”)

W. Due parole…hmmm…. A parte che non ci sono parole per descriverlo. Bisognerebbe guardare come si anima tutto il corpo di Elisabetta e i miei occhi come brillano per capire minimamente che e’ stato molto piu di un viaggio.

6. Raccontateci qualche piccolo aneddoto divertente…

E. Raccontarne “qualche” è un problema perché mi costringere a scegliere tra mille e più cose divertenti. Partendo dall’inizio citerei sicuramente la volta in cui con Wirginia abbiamo chiesto a un Signore (a Vigo) dove stava il porto da cui partivano le navi per le Cies, peccato che lui però abbia capito “O Porto” (in Portogallo) e ci abbia guardato sbalordito dicendoci che dovevamo prendere l’autostrada….Poi sicuramente le cene al Surf Camp con Davide, Mauro, Ania e tutti i ragazzi, in cui bevendo Sagres ci siamo fatti delle grosse risate, la pedalata con Wirginia e Veronica verso Cabo De Roca in cui – a più riprese – io minacciavo di fermarmi e proseguire a piedi, la spesa con Alice a Sètubal dove, per sbaglio, abbiamo riempito il carrello di una vecchietta che ci guardava terrorizzata e la notte in campeggio a Sagres in cui Alice ha, deliberatamente, deciso di dormire per terra nel sacco a pelo occupando l’entrata della tenda di “Miguel Angelo” personaggio fuori dal comune con una stella a sette punte tatuata in fronte. Ecco, la mattina dopo “Miguel” non ricordava neanche di aver pestato Alice tentando di entrare, forse un po’ alticcio, nella sua tenda…ne ho citati pochi ma potrei davvero proseguire all’infinito.

W. La cosa più divertente, quella che mi ha fatto piangere è stata la discesa da Cabo de Roca ed Eli che cantava delle canzoncine portoghesi traducendole in italiano e arrabbiandosi per la stupidità dei testi. Dopo 10 km di ripida salita una discesa cosi è veramente divertente!

7. Rifareste la scelta del viaggio attraverso i fari? Cambiereste qualcosa, anche solo nella organizzazione?

E. Rifarei tutto, esattamente com’è stato. L’unica cosa che cambierei probabilmente sarebbe la durata nel senso che avrei prolungato almeno di due settimane. Godere pienamente dei luoghi, conoscerne le radici profonde e l’anima richiede tempo e purtroppo alcune tappe sono state una vera e propria “toccata e fuga”. Ecco, potessi tornare indietro mi prenderei più tempo.

W. Nulla, non cambierei nulla. Magari solo il mio atteggiamento iniziale, lasciarsi andare fin dall’inizio. D’altronde c’era la paura di non adempiere ai nostri compiti, ma è stato anche molto stimolante.

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8. Avete in mente qualche altra avventura?

E. Ovvio…i viaggi non finiscono mai e di certo questo nostro è appena incominciato. Intanto la prossima avventura è quella di lavorare a tutto il materiale raccolto durante il viaggio. La nostra idea è quella di farne uscire sicuramente una mostra fotografica e forse un libro…e poi, perché no, anche un audio documentario. Mentre per il prossimo viaggio abbiamo in mente il mezzo con cui ci piacerebbe farlo: Un camper a cui attaccare dietro le nostre biciclette e con cui portare i nostri amici a quattro zampe.

W. La prima avventura sarà quella di descrivere quella che abbiamo appena vissuto. Con tutti i mezzi a disposizione, foto, video, voce, scrittura. Sarà un’avventura che ci ritaglieremo nella nostra quotidianità.

9. Una citazione che possa rappresentare le emozioni che vi ha regalato questa esperienza

E.  “Sempre devi avere in mente Itaca – raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni […] Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo sulla strada: cos’altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare” ho scelto alcuni versi di questa poesia “Itaca” del poeta Costantino Kavafis perché l’adoro e la rileggo spesso prima e dopo un viaggio e poi perché per me simboleggia la ragione e al tempo stesso la meta di viaggi lunghi e pieni come lo è stato il nostro.

W. “ Non ci sono problemi, ci sono soluzioni”– Alex, il nostro istruttore di surf

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10. Pensieri a raffica”. 🙂

E. Credo di aver già scritto abbastanza, anzi sono certa di aver scritto troppo e di non avere il dono della sintesi che qualsiasi giornalista dovrebbe aver assimilato negli anni. Non voglio ripetermi perciò l’unico pensiero con cui mi piacerebbe concludere questa bella intervista è un pensiero di ringraziamento sincero a chi ci ha seguite, a chi ha viaggiato con noi seguendoci sui social e non solo, a chi ci ha regalato qualche aiuto economico e a chi invece ci ha regalato sorrisi ed incoraggiamenti passo dopo passo ed infine vorrei ringraziare anche tutte le persone incontrate su questa strada (Miguel Angelo compreso con la sua stella a sette punte) perché ognuno di loro ci ha regalato un pezzettino del proprio mondo spingendoci in alto dove non esistono più confini di alcun tipo e tutto fa parte di un unico, meraviglioso universo.

W. Quando mi ritrovo in mezzo al cemento di Cracovia, al primo fresco autunnale, alla schematicità del mio lavoro, socchiudo gli occhi e mi faccio cullare dal pensiero delle onde. Poi penso a quei tramonti, alle parole agli abbracci di persone care che ho conosciuto in questo viaggio e mi ubriaco di vita. Spero di poter mantenere questo cassetto nascosto nella mia mente per molto tempo, che mi accompagni in questo percorso che è la vita. Semplicemente l’emozione.

Grazie ragazze, vi saluto condividendo questo vostro video.

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